Legambiente ha presentato l’11 maggio scorso il rapporto sulle fonti rinnovabili in Italia.
Il Rapporto Comuni Rinnovabili 2016 contiene dati che evidenziano una crescita, considerando ad esempio che l’energia consumata tramite le rinnovabili è passata in dieci anni dal 15 al 35,5%. La produzione nazionale consta di 850mila impianti, per un aumento di produzione pulita pari a 57,1 TWh.
Il Rapporto – realizzato da Legambiente, con il contributo di Enel Green Power ed in collaborazione con il GSE (Gestore Servizi Energetici) – segnala inoltre che i Comuni con almeno un impianto rinnovabile installato sono passati da 356 a 8047.
Sono 39 i Comuni migliori, vale a dire quelli in cui il mix di impianti permette l’ottenimento del 100% di energia rinnovabile, con il chiaro vantaggio delle bollette più leggere per famiglie e imprese.
In generale, Legambiente sottolinea 5 vantaggi dati dalla crescita delle fonti rinnovabili:
- la riduzione della produzione da termoelettrico (fonte più inquinante e per cui dipendiamo per le importazioni);
- diminuzione delle importazioni dall’estero di fonti fossili (soprattutto petrolio e gas, ma anche carbone);
- riduzione delle emissioni di CO2, con vantaggi ambientali ed economici;
- riduzione del costo dell’energia nel mercato elettrico;
- aumento dell’occupazione nel settore energetico, purché in Italia si riprenda una prospettiva di investimento nel futuro.
Per quest’ultimo punto, Legambiente osserva come studi di settore sulla prospettiva occupazionale convergano su previsioni molto interessanti, se il nostro Paese avviasse una politica più costante e duratura per il settore. Le stime parlano infatti di 200mila occupati nelle rinnovabili e 600mila nell’ambito dell’efficienza e della riqualificazione edile. Viene poi citato l’esempio concreto dei 400mila occupati nelle rinnovabili in Germania, a fronte di una politica basata su certezze fornite alle imprese.
E’ auspicabile quindi, a mio avviso, ridare forza alle politiche nazionali, come suggerito nel Rapporto. I vantaggi presentati sono indubbi, e non di meno se ne avvantaggerebbe lo stesso mercato immobiliare, in termini di valorizzazione del patrimonio, anche e soprattutto quello esistente, grazie ad una riqualificazione congiunta, edile ed energetica.
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