In questo post delineo un percorso per i giovani che desiderano cambiare la propria dimensione abitativa.
Il tema della casa applicato ai giovani contiene diversi aspetti, di criticità e di opportunità, di cui tener conto, non in maniera separata.
Prima di delineare un’ipotesi generale di percorso per i giovani verso la scelta della loro casa, ti offro uno sguardo di sintesi su alcuni dati relativi ai giovani, in Italia e in Europa.
Formazione, lavoro e reddito
Secondo il Rapporto Annuale 2021 dell’Istat, nel 2019, il 61,4% dei giovani nati nel 1992 risulta essere occupato, mentre il 7,1% studia e lavora e il 6,9% sta continuando a studiare senza lavorare. Del 24,5% che nel 2019 non studia né lavora (ricompreso tra i NEET – Neither in Employment or in Education or Training), la stragrande maggioranza (il 22,4%) ha avuto almeno un’esperienza di lavoro nel periodo 2012-2018.
C’è anche una differenza di genere, difatti i dati mostrano come la condizione di occupato nel 2019 per i ragazzi sia superiore di 6,5 punti percentuali rispetto a quella delle coetanee. Questo, per l’Istat, riflette una maggior presenza femminile sia nella condizione di studente, sia in quella di NEET, con almeno un’esperienza lavorativa poi interrottasi (23,9% rispetto al 21,0% dei maschi).
La rilevazione sui nati nel 1992 evidenzia, inoltre, che nelle regioni del Nord i giovani si inseriscono nel mercato del lavoro molto più che in quelle del Mezzogiorno. Quantificando la durata dell’esperienza, il numero medio di anni lavorati è 4,5 per i giovani occupati che hanno concluso gli studi, scende a 3,3 per gli studenti lavoratori, mentre il numero medio di anni di studio è, per il totale dei nati nel 1992, di circa 13 anni (l’equivalente del diploma di maturità).
Riguardo al reddito, quello medio annuo pro-capite risulta, nel 2019, pari a 9mila euro, ma per gli uomini si registra un premio rispetto alle coetanee di oltre 2,5mila euro e agli impieghi nelle regioni del Nord risultano associati redditi medi annui di circa 10,7mila euro.
Quando i giovani europei lasciano casa dei genitori?
In base ai dati forniti da Eurostat, l’età media in cui i giovani europei, nel 2020, hanno lasciato la casa familiare per una dimensione autonoma è stata pari a 26,4 anni. Ci sono però differenze abbastanza importanti da Stato a Stato.
Germania, Estonia, Finlandia, Danimarca, Lussemburgo e Svezia sono gli Stati in cui i giovani lasciano l’abitazione di famiglia più precocemente, vale a dire ad un’età media inferiore ai 24 anni.
Di converso, Croazia, Slovacchia, Italia, Malta e Portogallo segnano un’età media superiore ai 30 anni. Per l’Italia, questo dato risulta leggermente più alto per gli uomini rispetto alle donne, e questo coincide con la quasi totalità dei paesi UE.
Lo studio di Eurostat, inoltre, sottolinea come, anche in Italia, l’aumento dell’età media negli ultimi anni sia stato coincidente con il fenomeno pandemico del Covid-19.
L’ufficio statistico dell’Unione Europea segnala poi, in diversi paesi, la correlazione tra NEET e fuoriuscita dall’abitazione familiare, rapporto che vede l’Italia ad un tasso abbastanza alto, come evidenziato anche dai dati Istat che ho sintetizzato sopra.
Il percorso dei giovani verso la loro casa
Dopo l’excursus a livello nazionale ed europeo, usando ora una lente di ingrandimento, ti offro, a seguire, alcuni spunti per la costruzione di un viaggio concreto verso l’individuazione di obiettivi e metodologie di avvicinamento ad una dimensione abitativa idonea.
Basandomi sulla mia esperienza di agente immobiliare, compresa questa fase storica contraddistinta dall’emergenza pandemica, credo che i principali macro-ambiti da considerare per unire giovani e casa siano i seguenti:
- la dimensione familiare e affettiva, intesa come spazi, tempi e persone con cui i giovani stanno condividendo le loro vite, sia guardando l’evoluzione storica che l’approccio al futuro;
- la formazione e il lavoro, anche qui intesi come ambiti sia attuali che di proiezione verso il futuro, per comprendere esigenze e prospettive da legare alla questione abitativa;
- il reddito da lavoro, attuale e futuro, ed eventuali patrimoni (finanziari, immobiliari) da mettere in gioco;
- le scelte abitative da dover compiere su specifiche città o su quartieri o zone particolari, per soddisfare esigenze personali, lavorative e familiari.
Questi quattro aspetti, a mio avviso, vanno combinati insieme, senza porre “classifiche” o priorità che escludano visioni solo apparentemente minori.
La visione verso il futuro, a maggior ragione se si parla di abitazione, va costruita, elaborata e verificata con la giusta elasticità, in modo da non trascurare nulla e, quindi, facendo emergere tutti i fabbisogni e tutte le opportunità.
Come descritto sopra, è importante cogliere gli aspetti che emergono dalla situazione attuale e, allo stesso tempo, studiare ed elaborare gli elementi di prospettiva.
Tra l’altro, se consideriamo la possibilità di acquisto o di locazione, i termini della questione cambiano, ma proprio per fornire ai giovani modalità diverse dell’abitare, per andare incontro a potenziali sviluppi, ad esempio quelli formativi o lavorativi.
Non di meno, secondo me è bene conoscere e considerare tutte le forme di sostegno che vengono fornite dallo Stato nelle sue varie forme, dal livello nazionale a quello locale/comunale. Ad esempio, è recente l’estensione del Fondo prima casa agli under 36.
Bisogna poi tener conto che la scelta basata su città o zone diverse pone la necessità di conoscere quanto il mercato offre in una determinata fase storica. Per esempio, parlando della realtà di Roma, va considerata, da un quartiere all’altro, l’esistenza di soluzioni molto diverse ed eterogenee, in termini di valori di mercato, servizi, opportunità, tempi e qualità di vita.
Proprio perché l’agire con i giovani mi porta automaticamente a pensare e costruire il futuro, credo che l’approccio alla dimensione abitativa possa essere una notevole occasione per determinare e accompagnare un cambiamento concreto di vita.
Le esigenze possono cambiare, così come le risorse e le opportunità, ed è per questo che ritengo essenziale, per accompagnare i giovani alla ricerca della loro casa, valutare ogni aspetto, senza trascurare nulla.
Il mercato abitativo è dinamico di per sé, e questa è un’opportunità, nel senso che si può scegliere la casa per sempre o quella per un determinato periodo di vita, senza, in ogni caso, rischiare di perdere alcunché. L’importante, appunto, è soppesare ogni elemento che possa condurre alla scelta giusta, senza tralasciare nulla, dando spazio a quello che emerge oggi, per costruire, sapientemente e pazientemente, il domani.
Gli affetti, la formazione e il lavoro, le città, i redditi sono fattori che contribuiscono in maniera diversa, ma sono compresenti e nessuno di questi può o deve oscurare l’altro. Anzi, con la loro combinazione si può operare la scelta verso la casa migliore.
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