Il Ministero dell’Interno ha inviato ai Prefetti una circolare contenente le misure in materia di occupazioni arbitrarie di immobili.
In seguito agli eventi e agli incidenti che si sono verificati a Roma, in Piazza Indipendenza, il 24 agosto scorso, dopo lo sgombero dell’immobile di Via Curtatone, il Viminale ha inviato una circolare a tutti i Prefetti.
Il 19 agosto scorso è stato sgomberato l’immobile in Via Curtatone, a Roma, di proprietà di Idea Fimit sgr, occupato da quattro anni da qualche centinaio di persone, soprattutto rifugiati. Nei giorni immediatamente successivi allo sgombero, le persone che occupavano lo stabile si erano insediate nei giardini di Piazza Indipendenza.
La situazione è degenerata al punto tale che il 24 agosto sono intervenute di nuovo le Forze dell’Ordine, e, dopo scontri e fortissima tensione, il presidio si è poi spostato ai giardini presso i Fori Imperiali. L’Assessorato alla Persona, Scuola e Comunità Solidale di Roma Capitale ha man mano comunicato le prese in carico assistenziali per le persone sgomberate. Tra l’altro, proprio a fine luglio la Giunta Capitolina ha deliberato il Piano di azione sul disagio abitativo (su questo puoi leggere il mio post dedicato).
In tutto questo, le polemiche sono aumentate anche sul fronte delle risposte da dover/poter dare alle persone sgomberate, con rimpalli di competenze tra Roma Capitale e Regione Lazio.
Il Ministro dell’Interno Minniti ed il Premier Gentiloni, nel frattempo, hanno rispettivamente incontrato la Sindaca Raggi ed il privato sociale, con l’intento di individuare strumenti di gestione delle emergenze dettate dalle occupazioni, dagli sgomberi e dal come effettuarli e dall’assistenza abitativa da erogare, a partire dai destinatari più fragili.
Gli sgomberi effettuati tra il 19 ed il 24 agosto a Via Curtatone e Piazza Indipendenza hanno suscitato indignazione, polemiche e quant’altro. Erano coinvolti, tra gli sgomberati, anche donne e bambini. L’occupazione ed alcune modalità di gestione sono finite sotto la lente della magistratura.
Quanto avvenuto ha indignato e preoccupato tutti, dai più vari punti di vista. Sulla vicenda i movimenti per la casa hanno svolto una manifestazione, così come, soprattutto sulla tutela dei più deboli, si sono espresse diverse associazioni umanitarie.
Non di meno, le politiche sui migranti e quelle abitative sono state oggetto di critica e discussione. Anche il ruolo delle Forze dell’Ordine è stato oggetto di visioni spesso contrapposte.
Una sorta di tutti contro tutti.
E l’impatto mediatico, anche all’estero, è stato forte.
Su quest’onda difficile da cavalcare e gestire, il Viminale il 1° settembre ha emanato una circolare per i Prefetti che prevede diverse misure.
Nel documento viene anzitutto citata la Legge 48 del 2017, vale a dire il dispositivo sulla sicurezza urbana che era stato emanato a febbraio e poi convertito in legge ad aprile.
In particolare, la circolare cita questa normativa per ribadire l’adozione di un modello proattivo di prevenzione della sicurezza, con l’integrazione tra le politiche dell’ordine pubblico e quelle sociali, facendo riferimento alle competenze di regioni ed enti locali.
La Legge 48, all’articolo 11, prevede espressamente che i Prefetti, nel dare disposizioni di sgombero di immobili occupati arbitrariamente, tengano conto tanto della sicurezza che dei diritti dei proprietari degli immobili e della tutela dei nuclei familiari in stato di disagio.
Laddove si deve sgomberare per far rispettare la legge, bisogna evitare che il fenomeno assuma dimensioni più ampie.
Allo stesso modo, la circolare evidenzia la necessità di prevenire nuove occupazioni, per cui il Viminale chiede di vigilare su territori ed immobili affinchè non si verifichino nuovi fenomeni che, oltretutto, laddove si consolidassero, sarebbero sempre più difficili da rimuovere.
Il documento evoca poi la tutela ed il contemperamento di molteplici interessi:
- le esigenze di ordine pubblico e sicurezza;
- i diritti dei soggetti proprietari;
- le condizioni degli occupanti, laddove possano vantare diritti.
Per far fronte a questi diversi interessi con più strumenti ed un maggiore coordinamento, il Ministero dell’Interno istituisce una Cabina di regia, a cui parteciperanno delegati dell’ANCI, della Conferenza dei Presidenti di Regione e dell’Agenzia Nazionale che amministra i beni confiscati alla criminalità.
In Cabina di regia, con la partecipazione di Prefetti e rappresentanti degli Enti locali, sarà attuata una ricognizione dei beni immobili inutilizzati, sia privati che pubblici, compresi quelli sequestrati e confiscati.
Questo lavoro di mappatura sarà propedeutico ad un piano di riutilizzo degli immobili a fini abitativi, nel quale si terrà conto anche delle necessarie risorse finanziarie.
Saranno considerate le opportunità offerte dal PON (Programma Operativo Nazionale) Legalità 2014-2020 nelle regioni obiettivo, vale a dire Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.
La Cabina di regia supporterà, inoltre, la progettazione per specifiche categorie di aventi diritto tramite i programmi europei FAMI (Fondo Asilo Migrazione e Integrazione).
I Prefetti avranno il quadro della situazione presso i Comitati metropolitani, presso cui dovranno convergere le istanze delle istituzioni locali, dei soggetti pubblici e privati e degli enti che svolgono un fondamentale ruolo sociale (Croce Rossa Italiana, Caritas).
Su specifiche tematiche, i Comitati potranno invitare altre amministrazioni e istituzioni, e nella circolare si fa l’esempio delle fondazioni bancarie, in relazione al contributo che potrebbero offrire.
In seno al Comitato metropolitano, il Prefetto mappa le situazioni di criticità, in base agli immobili occupati, la tipologia delle persone presenti, la capacità assistenziale degli enti locali e la programmazione regionale, anche sul piano finanziario.
Per questo, il Comitato metropolitano può diventare strumento di conoscenza e intervento sul territorio, sviluppando sinergie per l’housing pubblico, contro l’illegalità e per favorire l’uso di immobili per fronteggiare l’emergenza abitativa.
In questo senso, le Regioni potranno essere chiamate in causa nei Comitati, avendo un ruolo centrale nelle politiche abitative.
Il CPOSP (Comitato Provinciale Ordine e Sicurezza Pubblica) rimane sede diversa, anche per composizione, in cui analizzare le informazioni utili alla comprensione dei possibili risvolti creati da operazioni di sgombero.
Come previsto dal sopra citato art. 11 della Legge 14/2017, i Prefetti illustrano nel CPOSP quanto emerso in sede di Comitato metropolitano, per pianificare interventi in maniera tale da garantire condizioni di ordine, sicurezza e salute pubblica, oltre alle tutele alloggiative degli aventi diritto.
Nella circolare viene espresso con chiarezza che in cima alle priorità che i Prefetti devono tener di conto ci sono i “soggetti portatori di conclamate e oggettive fragilità”, la cui tutela va primariamente considerata nel definire le operazioni di sgombero.
Nel documento viene auspicata una linea di continuità delle politiche pubbliche, al fine di fluidificare gli interventi per il raggiungimento dell’obiettivo della sicurezza.
Per questo, si ritiene imprescindibile che i Prefetti coinvolgano Regioni ed Enti locali, per analizzare gli interessi in gioco e condividere le misure da adottare.
La circolare è scaricabile direttamente dal sito del Ministero dell’Interno.
Sono diverse le riflessioni suggerite da quanto ho finora descritto.
Anzitutto mi viene in mente che, per quanto i fatti di Via Curtatone siano avvenuti nella città dove vivo ed opero, l’emergenza che si è creata è nazionale ed è bene che siano coinvolte tutte le realtà, pubbliche e private, a livello sia statale che locale.
La vicenda dello sgombero, dei relativi scontri e della conseguente tensione evidenzia una situazione dove diritti e legalità, nel tempo, hanno ceduto il posto a indifferenza e accrescimento del disagio.
A proposito di diritti, credo che sia necessario uscire dalla logica (o dal rischio che sia adottata) per cui un diritto possa o debba prevalere su un altro.
I diritti (e i conseguenti doveri) vanno raggiunti insieme, la proprietà privata non è più o meno da tutelare del diritto all’abitare o all’essere accolti come rifugiati, e viceversa.
Anzi, la convergenza verso un sistema complessivo in cui l’unico vero obiettivo è quello della legalità diffusa funziona quando, ad ogni situazione di disagio, corrispondono azioni di tutela verso le persone che, a qualsiasi titolo coinvolte, detengono determinati diritti.
Per cui, va bene che la circolare ministeriale ponga obiettivi connotati dalla prevenzione.
E deve però funzionare anche il sistema di trattamento del disagio di tutte le parti coinvolte.
Il prezzo che si pagherebbe, non trattando adeguatamente le situazioni, è quello della nascita continua di guerre plurime, tra proprietari, persone senza casa, rifugiati non accolti, a cui inevitabilmente andrebbero ad aggiungersi i cittadini comunque scontenti di vivere in una città ingovernabile, in centro come in periferia.
Sono fenomeni molto ampi e complessi, per carità, ma io, per deformazione mentale e professionale, penso sempre che le guerre di tutti contro tutti possono essere colte come sintomo di una grande assenza, e quindi di un grande bisogno, quello della mediazione, di alto livello, a tutti i livelli.
C’è bisogno di mediare, nel senso di offrire soluzioni che diano sollievo e soluzioni a tutti quelli che ne hanno diritto. E chi ne ha diritto, lo dice la legge.
Le leggi vanno fatte rispettare. Il tutelare la proprietà privata non è contro le persone che vivono situazioni di fragilità, e lo stesso vale per i rifugiati da accogliere, e così via.
E poi esistono le risorse. Prima di poter dire che non bastano per tutti, bisognerebbe provare a metterle tutte effettivamente in campo.
La circolare del Viminale fa riferimento agli immobili inutilizzati, pubblici e privati, come a quelli confiscati. Ed esistono fondi, nazionali ed europei, alcuni dei quali rivolti specificamente alle persone con fragilità. Servono quindi sforzi notevoli di progettazione, di ideazione e concretizzazione dell’utilizzo delle risorse, soprattutto finanziarie.
Così come lo avverto quotidianamente nel mio ruolo di agente immobiliare, anche in un sistema più ampio come quello delle politiche abitative credo sia necessario puntare su obiettivi centrati sulle persone.
Gli immobili sono importanti, ma sono davvero valorizzati laddove sono abitati, vissuti ed usati come servizio alle stesse persone che possono diventare quindi protagoniste di una comunità.
Credo perciò che anche sul tema delle risorse servano ottime dosi di mediazione, nel senso di garantire ed alimentare il dialogo tra enti a livello nazionale e locale, tra il pubblico ed il privato, tra chi rappresenta i proprietari e chi i senza casa, e si potrebbe continuare ad elencare le parti in gioco.
I disagi vanno trattati, subito, non lasciati nel dimenticatoio per anni. E serve che i disagi siano pazientemente trattati affinchè diventino opportunità.
Serve un livello di legalità tale per cui si possa permettere ai proprietari di valorizzare i propri immobili, alle persone fragili di diventare forti, alle città di essere sedi non di tensioni sociali ed economiche, ma del cambiamento e della crescita.
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