Ieri, a Roma, a Palazzo Giustiniani, l’architetto e senatore a vita Renzo Piano, insieme al suo giovane gruppo di lavoro G124, ha presentato il Primo Rapporto annuale dedicato alle periferie, descrivendo gli interventi messi in atto in alcune città italiane.
Il gruppo di lavoro G124 prende il nome dal numero dell’ufficio del senatore a Palazzo Giustiniani, trasformato in un laboratorio per progettare la riqualificazione delle periferie delle città italiane. In G124 lavorano con contratto annuale sei giovani architetti (tre donne e tre uomini), pagati con lo stipendio parlamentare di Renzo Piano che è stato interamente destinato a questo progetto. A coordinare il lavoro, oltre allo stesso senatore, ci sono i tutor: architetti, ingegneri, sociologi e psicologi scelti personalmente da Renzo Piano che, in forma totalmente volontaria, seguono i progetti sviluppati dai sei giovani, la cui formazione è un progetto in se stesso.
Il gruppo G124 lavora su diversi temi inerenti le periferie:
- l’adeguamento energetico,
- il consolidamento e il restauro degli edifici pubblici,
- i luoghi d’aggregazione,
- la funzione del verde,
- il trasporto pubblico,
- i processi partecipativi per coinvolgere gli abitanti nella riqualificazione del quartiere dove vivono.
L’attività finora svolta dal G124 è consultabile nel numero 1 del magazine Periferie, scaricabile dal loro sito, cliccando qui.
La pubblicazione contiene introduzioni a cura del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e di quello del Senato Pietro Grasso. A seguire, un intervento del senatore Renzo Piano e i contributi di molti intellettuali che hanno partecipato a quest’anno di lavoro. Tre capitoli sono dedicati ai casi studiati dai sei giovani architetti nelle periferie di Torino (“La città bene comune”), Roma (“Incontrarsi Sotto il Viadotto”) e Catania (“Buone azioni per Librino”). L’opera è arricchita da una raccolta dei temi di maturità scritti dagli studenti che hanno scelto la traccia sulle periferie.
Leggendo il magazine, nel capitolo scritto dal senatore Renzo Piano, ho trovato un paragrafo, a mio avviso paradigmatico per descrivere il senso del “rammendare”:
“(…) Oggi la crescita delle città anziché esplosiva deve essere implosiva, bisogna completare le ex aree abbandonate dalle fabbriche, dalle ferrovie e dalle caserme, c’è un sacco di spazio a disposizione. Si deve intensificare la città, costruire sul costruito, sanare le ferite aperte. Di certo non bisogna costruire nuove periferie oltre a quelle esistenti: devono diventare città ma senza espandersi a macchia d’olio, vanno ricucite e fertilizzate con strutture pubbliche (…)”.
C’è un mix molto denso di parole chiave desumibili dall’opera di questo gruppo: giovani, cittadini, lavoro, formazione, riqualificazione, partecipazione, futuro. E quindi credo che sarà interessante continuare a seguirlo con attenzione.
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