In Italia lo stock immobiliare (al netto dei beni non censibili) ammonta a più di 66 milioni di unità, con un aumento, rispetto al 2012, degli immobili di tipo civile, signorile e i villini e una diminuzione di quelli ultrapopolari.
E’ uno dei dati del lavoro (pubblicato ieri e scaricabile qui) realizzato dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, in collaborazione con la Direzione Catasto e Cartografia, che fa il punto sul patrimonio immobiliare italiano al 31 dicembre 2013.
Nel 2013 la rendita catastale complessiva dello stock immobiliare italiano ammonta a quasi 37 miliardi di Euro, così suddivisi:
- 16,6 miliardi provengono dagli immobili censiti come abitazioni,
- 10,8 dagli immobili a destinazione speciale (categoria D),
- quasi 6 miliardi da negozi, locali di deposito, box e posti auto (categoria C),
- 1,5 dagli uffici (categoria A/10),
- 1,3 dagli immobili ad uso collettivo (categoria B),
- 0,7 dagli immobili a destinazione particolare (categoria E).
Circa il 60% della rendita complessiva è relativa ad immobili di proprietà delle persone fisiche (22,3 miliardi di euro) e il restante 40% (14,6 miliardi di euro) è detenuto dalle persone non fisiche; solo lo 0,1% è la percentuale di rendita attribuibile ai beni comuni censibili.
I dati sulla proprietà differiscono da quelli sulla rendita, in quanto nel 2013 lo stock immobiliare è per quasi l’88% di proprietà di persone fisiche, il 12% circa è detenuto da persone non fisiche, mentre solo una quota residua, lo 0,2%, riguarda proprietà comuni.
Volendo dare uno sguardo alla città di Roma, emerge che le abitazioni di tipo civile (A2) sono 763.354, per una rendita catastale di più di 900 milioni di Euro, per più di 4 milioni di vani. Gli uffici e studi privati (A10) della Capitale sono poco più di 36.000, per una rendita catastale di oltre 270 milioni di Euro.
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