La Consulta è intervenuta sul tema del blocco degli sfratti con una sentenza in cui si esprime sulla legittimità e sulla proroga del provvedimento.
Con la sentenza n. 213 depositata l’11 novembre scorso, la Corte costituzionale si è espressa sul blocco degli sfratti per morosità, che è stato attuato e poi prorogato per far fronte alle difficoltà abitative emerse dallo scoppio della pandemia.
La Consulta ha dichiarato la legittimità del provvedimento di blocco degli sfratti ed anche le successive proroghe con cui, afferma, è stato “via via ridotto l’ambito di applicazione, operando un progressivo e ragionevole aggiustamento del bilanciamento degli interessi e dei diritti in gioco”.
Allo stesso modo, l’attuale stato di proroga, che prevede il blocco fino al 31 dicembre prossimo, secondo la Consulta “deve ritenersi senza possibilità di ulteriore proroga, avendo la compressione del diritto di proprietà raggiunto il limite massimo di tollerabilità, pur considerando la sua funzione sociale (art. 42, secondo comma, Cost.)”.
L’equilibrio tra le esigenze a livello sociale e sanitario e il riconoscimento del diritto di proprietà sta quindi, per la Consulta, nel termine di fine anno.
Ad ogni modo, la Corte si esprime chiaramente riguardo alla possibilità, per il legislatore, “qualora lo richieda l’evolversi dell’emergenza pandemica, di adottare misure diverse da quella della sospensione dell’esecuzione dei provvedimenti di rilascio (o di alcuni di essi) e idonee a realizzare un bilanciamento adeguato dei valori costituzionalmente rilevanti che vengono in gioco”.
Sembra quindi che la Consulta lasci la porta aperta a nuovi provvedimenti, magari più mirati e sempre nel rispetto degli equilibri sopra descritti, nel caso in cui l’emergenza Covid dovesse ripresentarsi in maniera forte o comunque pari ai periodi in cui sono stati presi i provvedimenti in oggetto.
Ad un mese e mezzo dal termine della proroga, la questione del blocco degli sfratti torna prepotentemente alla ribalta.
La sentenza della Consulta offre una linea di equilibrio tra legittimità e temporaneità, ben sapendo come gli interessi, i diritti e i doveri in gioco fossero delicati e, in alcuni casi, quasi opposti.
L’emergenza Covid ha causato, oltre che innumerevoli lutti, l’accrescimento o la nascita di disagi sociali, tra i quali, ovviamente, quello abitativo.
E’ naturale che, per fare solo degli esempi, i commenti alla sentenza da parte di associazioni di categoria cerchino di tirar fuori il meglio per i propri rappresentati. Per cui c’è l’Unione Inquilini che si concentra sulla legittimità del provvedimento di proroga e Confedilizia che, tra l’altro, chiede a gran voce risarcimenti per i proprietari.
E’ vero che il Covid ha trovato l’intero mondo, e quindi anche l’Italia, impreparati e con la necessità, quindi, di adottare soluzioni emergenziali.
Sarebbe utile, a mio avviso, in attesa di uscire definitivamente dalla pandemia e con minori danni possibili, riprendere il tema dell’emergenza abitativa costruendo soluzioni che, come afferma la Consulta, prevedano il bilanciamento degli interessi e dei diritti in gioco.
La liceità delle diverse posizioni in campo è indiscutibile, di per sé, ma l’emergenza abitativa era precedente al Covid e la pandemia ne ha acuito gli effetti. Servirebbe un tavolo di lavoro attorno al quale costruire soluzioni durature, adatte a risolvere l’emergenza di base e, quindi, a mettere tutte le parti nella condizione di affrontare con maggior serenità eventuali futuri stati di necessità, sanitari, sociali o economici che siano.
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