L’Ufficio Studi della CGIA ha calcolato il rapporto tra oneri dello Stato e case riqualificate con il Super Ecobonus del 110%.
Lo studio della CGIA
L’Ufficio Studi della CGIA di Mestre ha fatto il punto su quanto è stato speso, a carico dello Stato, per l’efficientamento energetico delle abitazioni italiane.
I numeri della CGIA, benché fossero sostanzialmente già noti, sono abbastanza impietosi.
Considerando che la CGIA ha tenuto conto del superbonus solo in versione efficienza energetica (per cui manca la parte relativa al sisma bonus), da quando la misura è stata varata (estate 2020) fino allo scorso mese di agosto gli oneri per lo Stato ammontano a quasi 123 miliardi di euro.
I costi, per quante case
I miliardi indicati (che corrispondono ad oltre 6 punti di PIL) hanno riguardato poco meno di 500mila immobili abitativi. Quindi, considerando che gli edifici residenziali del nostro Paese sono circa 12,2 milioni, le case riqualificate energeticamente sono il 4% del totale.
La CGIA, inoltre, segnala che l’agevolazione avrebbe favorito maggiormente i proprietari immobiliari con buone, se non elevate, capacità di reddito, a discapito quindi delle famiglie meno abbienti, che hanno una maggiore probabilità di vivere in case poco efficienti.
Lo studio, inoltre, cita uno studio della Banca d’Italia, secondo il quale i benefici ambientali del superbonus andrebbero a compensare i costi in quasi 40 anni.
L’organizzazione sindacale di Mestre, pur riconoscendo che esistono effetti economici positivi (maggior gettito fiscale, più occupazione, crescita del PIL, risparmio energetico e meno emissioni inquinanti), sostiene che, con gli stessi 123 miliardi di euro, si sarebbero potuti costruire 1,2 milioni di alloggi pubblici, vale a dire 400mila in più di quelli esistenti nel Paese.
Con questo esempio, la CGIA sottolinea quanto l’utilizzo dei fondi sarebbe stato impattante sul piano della giustizia sociale, rispetto a quanto invece verificatosi nella realtà.
Il dato a livello territoriale
A livello territoriale, nello studio viene indicato il Veneto come la regione che più ha fatto ricorso al superbonus, con quasi 60mila asseverazioni depositate, per un dato del 5,6% riguardo agli edifici residenziali, quindi ben oltre il dato nazionale.
Il Lazio, si colloca al sesto posto per numero di asseverazioni (più di 38mila) e per edifici residenziali coinvolti, con un’incidenza del 4,8%.
Considerando il dato per macroaree geografiche, prevale il Nord e, a seguire, il Centro e poi il Sud. Tutte le regioni del Mezzogiorno presentano, infatti, un’incidenza di edifici residenziali al di sotto del risultato medio italiano.
In prospettiva
I dati elaborati dall’Ufficio Studi della CGIA mostrano il lato problematico del superbonus nella versione dedicata all’efficienza energetica.
Questa forte agevolazione fiscale ha mostrato dei limiti, e qualche opportunità.
In ogni caso, siamo in una fase storica in cui bisogna guardare in maniera più incisiva ai problemi, alle risorse e alle soluzioni, dato che i problemi sono tanti, le risorse sono limitate e le soluzioni (perlomeno quelle di lunga gittata) ancora non esistono.
C’è un dato a monte che è inequivocabile: il patrimonio immobiliare italiano è mediamente vetusto, e, tra l’altro, oltre alla questione energetica, bisogna mantenere alta l’attenzione anche sul piano della sicurezza, per fronteggiare i rischi sismici e idrogeologici.
Le risorse dello Stato non sono infinite, e alcune analisi sul superbonus ce lo stanno ricordando per bene.
Il mercato immobiliare sta già offrendo segnali inequivocabili rispetto ai prezzi delle abitazioni in base alle classi energetiche: su questo c’è uno studio della Banca d’Italia che ne parla con chiarezza. Inoltre, a Via Nazionale è stato anche stimato concretamente il numero degli immobili italiani da dover riqualificare energeticamente.
Sottesa a tutti questi aspetti, è da poco entrata in vigore la Direttiva UE sulle case green.
E poi, in vista della nuova Legge di Bilancio, è partito il dibattito politico e parlamentare, dal quale potrebbero emergere modifiche dei bonus edilizi.
Su tutti questi argomenti appena elencati, puoi leggere i miei post nella categoria dedicata all’efficienza energetica.
Credo che, a questo punto, serva un grande lavoro per agire in equilibrio sulla triade che ho indicato sopra, vale a dire: l’individuazione dei problemi, la quantificazione e qualificazione delle risorse e la scelta delle soluzioni migliori.
L’equilibrio necessario non è semplice perché agire su un patrimonio edile mediamente vetusto vuol dire dover operare nella massima conciliazione tra le esigenze dei cittadini, proprietari o locatari degli immobili da riqualificare, ponendo attenzione ai redditi, da un lato, e da come e quanto lo Stato può aiutare, dall’altro.
Nel fare questo, servono tempistiche lunghe e stabili per le agevolazioni statali, per fornire ai cittadini e alle imprese edili (piccole o grandi che siano) una maggior possibilità di pianificazione e investimento, per progettare in maniera sinergica.
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