Con una sentenza delle Sezioni Unite la Cassazione ha dato il sostanziale via libera alla rinuncia alla proprietà immobiliare.
Le Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione hanno emesso una sentenza, la n. 23093/2025, che riconosce e semplifica il diritto alla rinuncia alla proprietà immobiliare.
Esaminando due diversi casi di rinuncia alla proprietà, su cui pendevano i relativi ricorsi dello Stato, la Cassazione ha espresso la liceità degli atti unilaterali compiuti da proprietari di immobili.
In particolare, la Corte ha affermato che il “fine egoistico” dei proprietari, desiderosi di liberarsi di un bene che a un certo punto costituiva solo dei costi, non è in contrasto con il secondo comma dell’articolo 42 della Costituzione, pertanto non si deve per forza rimanere proprietari in nome dell’”interesse generale”.
La rinuncia alla proprietà, inoltre, non viene considerata un abuso, laddove il proprietario ritenga di voler – legittimamente – ottenere un vantaggio economico liberandosi da quello che ritiene sia diventato un peso.
Allo stesso modo, la funzione sociale della proprietà, sempre secondo la Cassazione, deve essere stabilita dal legislatore, imponendo eventuali limiti ad essa.
Altro aspetto interessante della sentenza è che in essa si specifica che la rinuncia è un atto unilaterale, per cui sono “inapplicabili le disposizioni in materia di nullità urbanistiche, conformità catastale e prestazione energetica richiamate nelle difese delle amministrazioni statali”.
Beninteso, la rinuncia non vuol dire, per il proprietario, la possibilità di sfuggire da eventuali pendenze in materia fiscale, ipotecaria, ambientale e così via.
La Corte, infatti, esplicita con chiarezza che le responsabilità risarcitorie del rinunciante sorte anteriormente restano a suo carico.
Gli effetti della sentenza potrebbero senz’altro essere almeno due: uno stimolo per alcuni proprietari alla stipula di atti di rinuncia e, per lo Stato, dover prevedere, stimare e gestire un crescente patrimonio composto da immobili a volte di basso valore, in certi casi con diverse problematicità, oltre al conseguente ammanco fiscale.
Nel provvedimento della Corte viene segnalato che, in base ai dati forniti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dall’Agenzia del Demanio, risalenti al maggio scorso, “sull’intero territorio nazionale risultano istruiti n. 128 affari legali connessi alla c.d. rinuncia abdicativa (dei quali n. 89 pendenti dinanzi all’Autorità Giudiziaria e n. 39 in fase stragiudiziale)”.
I numeri degli atti sono senz’altro destinati a crescere, ma, alla luce di quanto emerso, non è da escludere qualche intervento a livello giuridico e amministrativo, visti gli oneri crescenti di cui lo Stato dovrà farsi carico.
In ogni caso, rimane per i proprietari un punto di svolta importante per la gestione del proprio patrimonio personale. Per questo, a mio avviso rimangono inalterate tutte le considerazioni che io offro ai miei attuali e potenziali clienti, in merito alla migliore valutazione da fare prima di procedere alla scelta di come disporre del proprio immobile.
Per approfondire queste tematiche, ti invito a leggere i miei post nelle categorie dedicate al mercato immobiliare e ai principali aspetti delle relazioni che io vivo con le persone che vendono e comprano. ______________________________________________________
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