Con il decreto-legge approvato ieri, il Governo ha detto stop a cessioni dei crediti e sconti in fattura legati ai bonus edilizi.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri un decreto-legge contenente “misure urgenti in materia di cessione di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali”.
E’ stato quindi dato un sostanziale stop alla cessione dei crediti d’imposta relativi alle spese per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica e superbonus, misure antisismiche, facciate, impianti fotovoltaici, colonnine di ricarica e barriere architettoniche.
Il Governo ha motivato lo stop con il preoccupante impatto che le cessioni dei crediti d’imposta hanno sul debito pubblico.
Fermo restando che saranno previste “specifiche deroghe per le operazioni già in corso”, lo stop alle cessioni o agli sconti in fattura non toglierà la possibilità di usufruire della normale detrazione degli importi corrispondenti.
Come recita il comunicato stampa del Governo, vengono abrogate le norme che prevedevano la possibilità di cedere i crediti relativi a:
- spese per interventi di riqualificazione energetica e di interventi di ristrutturazione importante di primo livello (prestazione energetica) per le parti comuni degli edifici condominiali, con un importo dei lavori pari o superiore a 200.000 euro;
- spese per interventi di riduzione del rischio sismico realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali o realizzati nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3, mediante demolizione e ricostruzione di interi edifici, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedano alla successiva alienazione dell’immobile.
Inoltre, viene introdotto il divieto, per le pubbliche amministrazioni, di diventare cessionarie dei crediti. Difatti, nei giorni scorsi erano emerse le disponibilità a riguardo da parte di alcune Regioni.
Per quanto riguarda il tema della responsabilità solidale, il Governo, ferme restando le ipotesi di dolo, ha sancito che “si esclude il concorso nella violazione, e quindi la responsabilità in solido, per il fornitore che ha applicato lo sconto e per i cessionari che hanno acquisito il credito e che siano in possesso della documentazione utile a dimostrare l’effettività delle opere realizzate”.
Infine, il Consiglio dei Ministri ha affermato che il prossimo 20 febbraio saranno sentite le associazioni di categoria maggiormente interessate dai contenuti del decreto.
Emanato il provvedimento, infatti, si sono subite levate voci a commento, tra cui quelle di Ance (costruttori edili) e Cna (artigiani e imprese), che hanno espresso la massima preoccupazione. L’associazione dei costruttori edili, in particolare, ha affermato che, senza alternative strutturali al paventato ingresso delle Regioni per l’acquisto dei crediti, “ci sarà una grave crisi sociale ed economica per migliaia di famiglie e imprese”.
In questo intrecciarsi di preoccupazioni – per il debito pubblico, per le famiglie e le imprese – provenienti dal Governo e dagli attori economici e sociali, al momento l’unica certezza è che, per l’ennesima volta, cambia la materia che regola un importante snodo per i bonus edilizi.
Come più volte affermato qui sul mio blog, ribadisco che la riqualificazione edilizia può impattare positivamente, oltre che sull’ambiente e sulla sicurezza, anche sul mercato immobiliare. Per questo, spero vivamente che vengano adottate quanto prima misure efficaci sia per disincagliare i crediti (del valore di parecchi miliardi di euro) già in itinere, sia per la messa in campo di normative che godano, se non altro, di una stabilità maggiore di quelle attuali.
Alle famiglie e alle imprese, per dare nuovo e maggior valore agli immobili e al lavoro necessario per riqualificarli, credo che serva soprattutto la possibilità di proiettarsi serenamente sul futuro, per valorizzare la casa, sia che la si voglia continuare ad abitare, sia per metterla a reddito efficacemente.
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