In questo post descrivo i 5 motivi per cui conviene affidarsi ad un professionista per vendere casa, anziché puntare sulla casualità.
Come ho già spiegato in altri post nella categoria che qui nel mio blog dedico agli aspetti fondamentali del mio lavoro, ritengo che per una persona la vendita della propria casa sia un’azione estremamente delicata. Oltre ad essere delicata, è una mossa importante, se non fondamentale, per la propria vita, dal punto di vista familiare, sociale e professionale.
Nel riconoscere e rispettare la delicatezza di questo processo, a partire dalla persona che incontro e che potrebbe affidarmi l’incarico di vendita, nel tempo mi sono costruito una griglia di elementi che costituiscono, a mio avviso, lo sbocco verso il risultato positivo.
Quello che sottolineo in questo post è la differenza tra l’affidarsi ad un professionista o alla casualità.
Sono cinque i fattori che fanno pendere inesorabilmente la bilancia verso la prima opzione.
1 – Professionista, vale a dire la persona che cura le questioni tecniche
Questo primo fattore nasce da considerazioni che nel tempo ho maturato grazie all’esperienza. Mi sono reso conto sempre più, nell’avere a che fare con una meta importante da raggiungere, che da professionista non devo possedere semplicemente nozioni e competenze. Devo invece possederle e metterle contemporaneamente in campo per raggiungere l’obiettivo che mi è stato affidato: la vendita di un immobile. La cura delle questioni tecniche sta perciò nel comprendere le situazioni da affrontare e mettere subito in lavorazione le azioni conseguenti.
Questo modo di procedere è opposto alla casualità, in cui potrebbe essere facile incorrere nell’inversione delle cose da fare, ad esempio agire prima di essere consapevoli, oppure nel puntare solo sull’azione o solo sull’analisi della situazione. Io so che devo puntare all’analisi e all’azione, nel mio ambito di intervento. La conseguenza logica delle azioni mi guida all’ottenimento della meta, anche quando, inevitabilmente, si dovessero incontrare degli ostacoli. In un processo dettato dalla casualità, gli ostacoli possono essere non rilevati adeguatamente, e quindi non superati, oppure potrebbero accumularsi pericolosamente in uno spiacevole effetto valanga. Conoscere le questioni tecniche mi permette di gettare le basi dell’intervento, di programmarlo e di adeguarlo alle eventualità che man mano si presenteranno. La casualità è invece creazione delle eventualità.
2 – Il professionista che tiene conto degli aspetti emotivi
Pur gestendo a dovere la parte tecnica, io sono consapevole che il mio ruolo non si esaurisce lì. C’è da gestire l’importantissimo aspetto emotivo, dato dalle tensioni (intese sia in senso positivo che negativo) che emergono in itinere da parte del venditore sin dall’inizio e, successivamente, dal potenziale acquirente che potrebbe accendere la trattativa. Le emozioni possono oscillare dalla gioia alla tristezza, dalla rabbia alla sorpresa, e via dicendo. Sono elementi governabili, ma non dalla casualità. Da professionista, sento di avere il diritto ed il dovere di contribuire affinché gli aspetti emotivi siano riconosciuti, gestiti e integrati nel processo di compravendita.
Affidare le emozioni alla casualità potrebbe significare vivere alla giornata, oppure negare quello che avviene dall’una e/o dall’altra parte, oppure interpretare non correttamente ciò che le persone coinvolte stanno vivendo. Da professionista, so che questo campo va curato come gli altri, e so che il mio coinvolgimento c’è, c’è in maniera diversa, avendo un ruolo di mediazione, e questo mi permette anche di intervenire con equità. Proprio perché sono un mediatore, non mi affido alla casualità, ma procedo nell’affiancamento di ogni parte coinvolta, verso il terreno comune.
3 – Gestire il tempo con professionalità
Sul fattore tempo ho già dedicato un post specifico sul mio blog. Qui aggiungo semplicemente che il mix di competenza tecnica e cura degli aspetti emotivi mi permette di orientare con efficacia la relazione con il venditore. Lo scorrere del tempo va osservato, quello che succede durante la messa in vendita di un immobile va analizzato a dovere, sia perché è opportuno adottare eventuali correttivi cammin facendo, sia perché un tempo perso è un danno non risarcibile. C’è bisogno di un tempo X per vendere un immobile, ma soprattutto va data qualità al suo trascorrere.
La gestione casuale del tempo in realtà è una non gestione. Si rischia di farlo passare invano, o di non sfruttarlo bene, o di dedicare tempo a operazioni inutili, se non dannose. Io agisco perché ogni fase della compravendita abbia il suo tempo di qualità, e perché, con equilibrio, ascoltando le parti, si proceda rapidamente a compiere ogni atto utile ad arrivare alla soddisfazione di tutti. Procedendo con casualità, si vaga senza sosta, ma anche senza meta. Un conto è girare in città, magari durante una vacanza, facendosi trasportare dagli eventi o dai luoghi. Altro conto è porre il fattore tempo al servizio delle persone per cui lavoro.
4 – Valutare professionalmente i beni in gioco
I beni in gioco in una compravendita immobiliare sono notevoli. In molti casi, sono i risparmi di una vita. Quindi, ritorna il tema di quanto sia delicata questa vicenda ed emerge un altro fattore da non affrontare casualmente. E’ intrinsecamente legata al fattore tempo, ma la valutazione del bene immobile è un altro capitolo fondamentale. Per questo motivo, io propongo al venditore un metodo complessivo di valutazione dell’immobile, non semplicemente un prezzo da scrivere su un annuncio. Serve tutta la mia professionalità, anche qui, dato che i fattori che concorrono alla stima sono numerosissimi e bisogna muoversi come se ci aggirassimo in un luogo pieno di cristalli. Il metodo che uso è scientifico e poi, durante il percorso, la scientificità la metto ulteriormente in lavorazione osservando cosa avviene e agendo di conseguenza, in base alle telefonate, ai contatti, alle visite, alle persone che manifestano un interesse.
Procedere a casaccio sarebbe disastroso, non uso mezze parole. Una stima confusa, non corredata di elementi di realtà, sottovalutando o sopravvalutando il bene, porterebbe caos inutile e tensioni negative. Un bene immobiliare ha bisogno di una valutazione densa di cura e attenzione, non vedo spazio e tempo per l’azzardo. Proprio perché si tratta di un cambiamento epocale della propria esistenza, da mediatore valuto con la massima cura il bene da vendere e accolgo, con lo stesso rispetto, chi si propone all’acquisto.
Quando si arriva alla proposta d’acquisto, i beni in gioco quindi diventano due (immobile e denaro), e per favorire la transazione, se ci sono i presupposti, la gestione la attuo con efficacia e con rispetto, attingendo anche agli altri fattori descritti sopra. Va ben utilizzato il tempo, servono competenze tecniche adeguate, le emozioni devono emergere ed essere gestite bene. Il tutto per facilitare l’approdo di entrambe le parti all’obiettivo.
5 – Il professionista che cura la relazione
Chiudo il post con una semplice riflessione. I beni in gioco sono notevoli, dicevo prima. Ma ci si arriva con una relazione sana con le persone che incontro. In un altro post puoi leggere come e perché i clienti li considero anzitutto persone. Qui aggiungo solo che la relazione, sana ed efficace, la considero indispensabile per approdare al risultato. E’ fatta di contatti, di incontri, di riunioni, di verifiche. E’ fatta di tempo da dedicare alle persone per cui lavoro. E’ fatta di ascolto, delle opinioni, delle emozioni che emergono, dei desideri e delle criticità che mi vengono esposte.
Sono tutti elementi che non devono essere lasciati al caso, all’istinto del momento, all’umore che inevitabilmente sale e scende. La casualità spezza i rapporti che potevano essere positivi, non ne aiuta la nascita, confonde le idee su chi abbiamo davanti. E anche quando si è avviata una relazione positiva, l’improvvisazione porta a non essere costanti, e, di conseguenza, a non nutrirla.
Per mediare e favorire l’incontro tra soggetti che hanno i propri personali obiettivi, io offro un servizio imperniato sulle persone e mi faccio carico del peso della relazione. La relazione ha peso nel senso che conta, che è essenziale e che è nutrita dai miei gesti intenzionali. Non casuali.
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Argomentazione utile ed esaustiva.
Dario D'Orta
Grazie mille per il feedback, buona giornata!