La riforma costituzionale su cui ci esprimeremo il 4 dicembre contiene diverse novità in materia di governo del territorio.
Il 12 aprile scorso la Camera dei deputati ha approvato, in seconda votazione ed a maggioranza assoluta, il testo di legge che modifica diversi articoli della Parte II della nostra Costituzione. Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15/4/2016, questa legge è stata approvata da meno dei due terzi dei membri di ciascuna Camera, per cui si è reso necessario il referendum confermativo (per il quale non serve quorum), indetto dal Governo per il 4 dicembre prossimo.
I cardini di questa riforma sono il superamento del bicameralismo perfettamente paritario, la revisione delle competenze statali e regionali e la soppressione di Province e CNEL.
Per quanto attiene il governo del territorio, esso viene modificato dalla revisione delle competenze spettanti allo Stato ed alle Regioni. Innanzitutto, vengono eliminate le competenze concorrenti, quelle cioè possedute sia dallo Stato che dalle Regioni, al fine di evitare coincidenze e continui ricorsi alla Consulta per conflitti sorti tra le Istituzioni.
Le nuove competenze sono elencate nell’articolo 31 della legge, per la modifica dell’articolo 117, nel Titolo V della Parte II della Costituzione.
Per quanto attiene la gestione del territorio e altri temi attinenti, la riforma prevede che lo Stato possieda la “legislazione esclusiva” in queste materie:
- tutela, sicurezza e politiche attive del lavoro;
- tutela e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici;
- ambiente ed ecosistema;
- disposizioni generali e comuni sulle attività culturali e sul turismo;
- ordinamento delle professioni e della comunicazione;
- disposizioni generali e comuni sul governo del territorio;
- sistema nazionale e coordinamento della protezione civile;
- produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell’energia;
- infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto e di navigazione di interesse nazionale e relative norme di sicurezza;
- porti e aeroporti civili, di interesse nazionale e internazionale.
Sempre in relazione al governo del territorio, alle Regioni spetta invece la “potestà legislativa” su:
- pianificazione del territorio regionale e mobilità al suo interno;
- dotazione infrastrutturale;
- disciplina, per quanto di interesse regionale, delle attività culturali, della promozione dei beni ambientali, culturali e paesaggistici;
- valorizzazione e organizzazione regionale del turismo.
La legge specifica inoltre che le Regioni possono essere competenti in ogni materia non riservata esclusivamente allo Stato. Altresì viene specificato che lo Stato può intervenire, su proposta del Governo, su materie non riservate alla legislazione esclusiva, al fine di tutelare l’unità giuridica o economica della Repubblica ovvero per la tutela dell’interesse nazionale.
L’articolo 30 della legge (a modifica dell’articolo 116 della Costituzione) prevede inoltre che lo Stato possa concedere particolari condizioni di autonomia alle Regioni (ad esempio su politiche del lavoro, ambiente ed ecosistema e governo del territorio) purché i bilanci siano in condizione di equilibrio.
In base a quanto ho descritto sopra, ritengo che lo sforzo di semplificazione attuato con l’eliminazione delle competenze concorrenti sia lodevole. E’ da valutare però con attenzione l’impatto sulla governabilità di materie che sono, con lievi differenze, attribuite sia allo Stato che alle Regioni (vedi i beni culturali e paesaggistici). Non di meno, per le materie attribuibili alle Regioni virtuose, previste dall’articolo 30, dovranno essere previsti chiari e specifici ambiti di competenza tali da non far ricadere in conflitto le Istituzioni, cosa che la riforma stessa vuole eliminare.
Credo che sia opportuno lo sforzo di chiarezza, con la distinzione a monte tra competenze statali e regionali, ma sarà opportuno, se la riforma costituzionale verrà approvata definitivamente, monitorare attentamente le prassi che potrebbero essere adottate nelle deleghe conferite dallo Stato alle Regioni. Il bisogno di semplificazione nell’ambito del governo del territorio è sempre più sentito, tra i cittadini e tra chi vi opera, anche perché la semplificazione viene percepita come una delle condizioni per tornare ad uno stato di benessere economico e sociale.
Continuerò a seguire gli sviluppi della riforma, pubblicando le relative novità qui sul mio blog.
Aggiornamento del 6/12/2016
Il referendum confermativo, svoltosi domenica 4 dicembre 2016, ha visto prevalere i “No” sui “Si”, pertanto la proposta di riforma costituzionale non è stata approvata. I “No” sono stati infatti espressi da 19.420.271 elettori (59,11%), mentre per il “Si” hanno votato 13.431.842 elettori (40,89%). Ha votato il 68,48% degli aventi diritto in Italia ed il 30,75% degli elettori all’estero, per un’affluenza complessiva pari al 65,47%.
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