La strategia del Governo per la certificazione statica degli edifici comincia a prendere forma, anche a seguito di interrogazioni parlamentari.
Il crollo verificatosi a Torre Annunziata lo scorso 7 luglio, che ha provocato purtroppo ben otto vittime, ha innescato una scia di polemiche ed una serie di dichiarazioni ed annunci, che ora sembra stiano cominciando ad assumere una veste più concreta.
All’indomani del tragico evento in Campania, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio aveva invocato l’obbligatorietà della certificazione statica nei contratti di compravendita e locazione. Inoltre, il Ministro aveva citato il sisma bonus come elemento di approdo alla sicurezza già operativo.
In un successivo passaggio parlamentare, in Commissione Ambiente alla Camera, il Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i Trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha delineato più specificamente il percorso verso la certificazione statica.
Il 13 luglio scorso, rispondendo a due interrogazioni parlamentari, il Sottosegretario ha confermato che, con il sisma bonus, è già possibile verificare le condizioni di staticità degli edifici, usufruendo di una detrazione fiscale fino all’85%.
Inoltre, il Sottosegretario ha auspicato anche un “salto di qualità culturale” da parte sia dei proprietari di immobili che del Governo.
Pertanto, la certificazione statica, ha proseguito Del Basso De Caro, sarà inizialmente attuata su base volontaria e a seguire ci sarà una disciplina più organica, a tutela della sicurezza dei cittadini e del patrimonio immobiliare.
Il percorso segnato dal Sottosegretario si compone di tre azioni, che si basano sulla Struttura di missione Casa Italia, che fa capo alla Presidenza del Consiglio.
Le prime due azioni sono coperte a livello finanziario dall’articolo 41 del DL 50/2017 (la cosiddetta “manovrina”):
- sarà attuato un programma di diagnostica speditiva esteso agli edifici caratterizzati da maggior rischio sismico. Si tratta di oltre 550.000 edifici residenziali, costruiti in muratura portante o in calcestruzzo armato, prima del 1980, e quindi in assenza di norme antisismiche puntuali. Questi edifici si trovano nei 650 Comuni italiani a maggiore pericolosità sismica. La diagnostica sarà a carico dello Stato, ed è stata avviata l’interazione con la Rete delle Professioni Tecniche. Il costo di questa azione è stimato in circa 120 milioni di euro;
- sul territorio italiano saranno attivati dieci cantieri, allo scopo di sperimentare soluzioni non invasive per la riduzione della vulnerabilità e comprendere le condizioni per una più ampia diffusione. Anche questa azione sarà a carico dello Stato, per un costo stimato di 25 milioni di euro;
- la terza azione consisterà nella strutturazione di un archivio informatizzato sul quale dovranno confluire tutte le informazioni di cui dispongono le Pubbliche Amministrazioni per un singolo edificio. Le fonti sono diverse e sono l’Agenzia delle Entrate-Catasto, l’Istat, l’Enea e il Dipartimento della Protezione Civile. L’obiettivo è quindi di rendere le informazioni accessibili in maniera integrata, costituendo una importante base dati sullo stato degli edifici. Questa soluzione dovrebbe presentare, a regime, un quadro informativo coerente con gli obiettivi del fascicolo del fabbricato e, allo stesso tempo, limitare gli oneri per i proprietari. Questa azione, dipendendo da molteplici archivi interni, è complessa ed è comunque in fase di studio di fattibilità, al fine di verificare le soluzioni più opportune e quantificare le risorse necessarie.
Sarà mia cura, come sempre, seguire l’iter di attuazione delle azioni descritte.
Con l’occasione, ti segnalo il sisma bonus, la misura già in vigore, introdotta dalla Legge di Bilancio 2017, su cui puoi leggere il mio post dedicato.
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