L’Enea e Fratello Sole, per contrastare la povertà energetica, propongono diverse soluzioni da adottare fra le misure post-emergenza.
L’iniziativa di Enea e Fratello Sole
L’Enea (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e Fratello Sole (società consortile non a scopo di lucro, i cui soci sono enti non profit del Terzo Settore) hanno pubblicato il 30 aprile scorso le loro proposte per il contrasto alla povertà energetica.
Si tratta di interventi per i soggetti più fragili e per facilitare l’accesso agli incentivi di riqualificazione energetica da parte degli enti di Terzo Settore, a maggior ragione considerando la fase critica, anche sul piano sociale ed economico, che stiamo vivendo a causa dell’emergenza dettata dal COVID-19.
Le misure contro la povertà energetica
Le proposte, in sintesi, sono le seguenti:
- la possibilità di usufruire degli incentivi per la riqualificazione degli immobili per gli enti del Terzo Settore;
- l’ampliamento di calcolo ai metri cubi per le detrazioni con ecobonus e sisma bonus;
- l’apertura, agli enti del Terzo Settore e in genere alle opere sociali, della garanzia del Fondo nazionale di efficienza energetica o la costituzione di un altro apposito strumento;
- l’inclusione di tali enti tra i soggetti beneficiari delle detrazioni per interventi di ristrutturazione edilizia e di riduzione del rischio sismico;
- Una nuova valutazione del merito creditizio degli enti di Terzo Settore;
- l’ammissibilità della cessione del credito fiscale derivante da interventi di ristrutturazione edilizia, a favore dei fornitori o di altri soggetti collegati che hanno contribuito all’intervento.
Con queste proposte, Enea e Fratello Sole intendono quindi sollecitare i decisori all’attuazione di norme contro la povertà energetica, per favorire il risparmio e, più in generale, per lavorare concretamente per l’ambiente, avendo come target diretto le persone più fragili, accolte dai servizi e dalle strutture del Terzo Settore.
Il tema della riqualificazione energetica è a me sempre caro e spesso oggetto di approfondimenti qui sul mio blog, per cui l’intreccio con i risvolti sociali ed economici sopra descritti, mi ha portato a voler approfondire i contenuti dell’accordo Enea-Fratello Sole. Per questo, ho intervistato il Presidente di Fratello Sole, il dottor Fabio Gerosa, che ringrazio sentitamente per la disponibilità.
L’intervista
Come si lega la proposta di Enea e Fratello Sole alle organizzazioni no profit, ai loro immobili, al territorio?
Noi ci interessiamo solo di immobili che ospitano persone in stato di fragilità, generalmente gestiti da enti del Terzo Settore, ad esempio mensa per i poveri, casa famiglia, centri diurni…La riqualificazione di questi immobili è molto importante per una serie di motivi: il primo è ambientale, li riqualifichiamo quindi hanno un’impronta ambientale migliore: inquinano di meno l’ambiente circostante. Ma il risultato di questo efficientamento ha anche un risvolto sociale, abbastanza variegato: il primo è che le persone che vi abitano stanno meglio, hanno un comfort maggiore, come in tutte le case che sono efficientate. Il secondo è che, consumando di meno, gli enti gestori spendono di meno, e questa minore spesa, essendo Enti senza scopo di lucro che gestiscono l’immobile, va a riversarsi direttamente come un beneficio sul servizio e sulle persone che lo abitano.
Se io risparmio un euro per il riscaldamento e per la luce, quell’euro lo uso per il servizio, quindi c’è un ritorno del beneficio, chiaramente questi enti sono all’interno di una comunità, quindi non vivono da soli, hanno una rete di volontariato, una rete di relazioni con i servizi sociali del Comune, e quindi questo beneficio ricade direttamente sulla comunità ove l’ente vive e opera per il bene comune.
La vostra proposta la porterete come istanza politica ai Ministeri?
E’ una proposta tecnica, quindi la rivolgiamo al livello tecnico e al livello politico di chi poi sono i decisori. Ci siamo infatti accorti che il Terzo settore è assente nei processi del Green Deal, non c’è nelle normative.
Le faccio un esempio che, tra l’altro, fa parte della proposta: c’è un Fondo nazionale per l’efficientamento energetico, un fondo di garanzia. A questo fondo possono accedere le Pmi, le aziende italiane, ma non può accedere il Terzo settore. Per cui, se io voglio efficientare la mia Pmi, posso accedere al fondo, se invece voglio efficientare la mensa dei poveri, non posso farlo perché sono un ente non profit. Questo è facilmente migliorabile.
Poi ci sono altre misure estremamente tecniche molto importanti. Per esempio, l’ecobonus e il sisma bonus sono legati al numero delle unità immobiliari. Molto spesso, nella nostra esperienza, incontriamo immobili che ospitano persone fragili, ad es. persone con disabilità, che generalmente hanno una sola unità immobiliare e magari un’estensione in metri cubi, di riscaldamento, più grande di un condominio di 50 appartamenti. È chiaro che c’è una difficoltà nel conciliare il bonus in questi due esempi: nel primo posso utilizzarlo ed è una fruizione del beneficio fiscale, nel secondo non posso utilizzarlo, perché con una unità immobiliare posso fare ben poco. Quindi la nostra proposta va a chiedere, accanto al numero delle unità immobiliari, di immaginare una misura standard di quello che è il volume del riscaldamento, cioè: quanto devo riscaldare? 100mila, 50mila metri cubi? Su quello vado a calcolare il bonus, altrimenti, se calcolo in base all’unità immobiliare, molti nostri progetti si fermano.
Quindi chiedete un bonus tagliato su misura.
Sì, più precisamente su una misura tecnica, che è il volume medio degli appartamenti italiani, che è di 340 metri cubi, che io vado a riscaldare. Io ho bisogno di appoggiarmi ad un’altra misura, che però è ragionevole, ed è una media italiana data dall’Istat, dicendo: mediamente, se quest’immobile così grande, che è una sola unità immobiliare, se fosse un condominio, quanti appartamenti sarebbero? Ergo, quante unità immobiliari? E allora, semplicemente applicando questo criterio, vado a pareggiare e quindi a sbloccare in modo veramente fluido tutto il Terzo settore.
Tra l’altro, c’è il tema degli incapienti, che spesso sono utenti delle vostre organizzazioni.
Questa è una grande intuizione di Enea: chi non ha capienza fiscale può vendere il proprio credito e quindi usufruire del bonus ai costi di mercato di chi lo acquista. Questo dà la possibilità anche agli enti di Terzo settore di vendere il proprio credito fiscale, in quanto per loro natura sono incapienti, sono senza profitto. Noi chiediamo il pieno riconoscimento di questa cosa, perché noi la deduciamo, ovvero ma non c’è nessuna riga in nessun decreto che lo dice formalmente. Poi chiediamo, così come lo chiede Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili), per gli incapienti e per gli enti di Terzo settore, di utilizzare lo stesso criterio intelligente della cessione del credito per la parte edilizia. Noi, come Ance, diciamo di mettere insieme queste due cose, perché sono un agevolatore del lavoro e della transizione energetica.
Per le proposte che avete pubblicato il 30 aprile scorso insieme a Enea, quanto pesa l’emergenza COVID-19? Lo avreste fatto comunque?
La proposta non nasce il 30 aprile: è l’esito del percorso esperienziale di analisi delle che ci sono, che noi abbiamo fatto. Abbiamo cominciato a lavorare e abbiamo cominciato a incontrare i problemi e a ipotizzare delle soluzioni, guardando la mancanza normativa, e così via.
È chiaro che questa emergenza incide, soprattutto in relazione alla ripartenza: dobbiamo ripartire avendo in mente i 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile. Quindi, attenzione a non uscire da quella strada, perché sarebbe drammatico, e, addirittura la ripartenza va pensata tenendo insieme l’aspetto sociale, perché, i poveri oggi, non fanno la transizione energetica. Un povero in una casa con i pannelli fotovoltaici, con l’accumulatore di energia, io non l’ho ancora incontrato.
C’è il rischio, anzi, la realtà, che la transizione energetica la faccia solo chi ha i soldi, quindi la nostra idea è di attenzione a non lasciare indietro i poveri. Ecco perché devono esserci queste agevolazioni, ecco perché deve salire al 100% la detrazione, soprattutto per le fasce incapienti, per chi si occupa dei poveri. A tutti piacerebbe avere un elettrodomestico di Classe A, ma se uno non se lo può permettere, va in Caritas e si prende quello che c’è, che, normalmente, non è di Classe A.
Il 23 ottobre scorso abbiamo fatto un convegno a Roma con Enea e Caritas, l’abbiamo intitolato “Social Green Deal”, perché è vero che bisogna andare verso il Green Deal, però deve essere Social, perché la maggior parte delle persone ha bisogno di essere portata lì, c’è bisogno di strumenti che sono finanziari, normativi, di agevolazione, altrimenti non lo si fa. La verità è che tutti vorrebbero inquinare di meno, tutti vorrebbero un’automobile elettrica, ma lei ha mai visto una colonnina elettrica in un quartiere popolare di una città?!…
Come nasce il rapporto con Enea?
Nel febbraio del 2018 abbiamo firmato un protocollo di intesa con Enea per lo studio e la ricerca sulla povertà energetica in Italia. Da li sono discese varie azioni tra le quali anche l’analisi delle proposte normative.
Lei pensa che il settore creditizio possa essere un interlocutore da coinvolgere?
Sì, e una delle proposte riguarda la finanza. Attualmente, il vero problema della finanza, che non è ancora del tutto sbloccato è la garanzia. A chi le banche possono dare i soldi? A coloro i quali hanno un merito creditizio. Certamente i poveri non fanno parte di questa fascia. Il mutuo, per una persona che non ha merito creditizio, è sempre difficile da prendere, per cui bisogna che si rivolga al papà, ad altre garanzie. La stessa cosa vale per il Terzo settore.
Un’associazione di volontariato che magari è presente da settant’anni in quel paese, e vuole mettere a posto la propria casa che serve per la distribuzione dei pasti ai poveri del paese, va in banca e non ha merito creditizio, perché i suoi bilanci sono bilanci a zero, sono bilanci di una no profit. Però questa Associazione aiuta la gente fragile, aiuta le persone povere, fa lavoro di volontariato che lo Stato dovrebbe pagare, insomma produce valore sociale e risparmio economico per tutti.
Allora noi abbiamo chiesto che la finanza si muova dando garanzia, appoggiandosi, o meglio, considerando, all’interno della valutazione dal merito creditizio, il merito sociale. Se tu riconosci che hai fatto qualcosa per la società, che hai un impatto sociale, tecnicamente, quello mi fa merito creditizio.
Come potrebbe quindi una banca trasformare il merito sociale in creditizio?
Le analisi compiute dalle banche guardano solo il merito creditizio. Si inserisce allora la misurazione dell’impatto sociale, che sono metriche attualmente attive, che accompagna quella creditizia. Se io guardo solo da un lato una famiglia o un ente, è chiaro che giudico quel lato lì, ma se io gli faccio il giro intorno, vedo che ci sono altri valori. Se io misuro tutto quello che c’è, allora posso dire: tu hai prodotto valore sociale, io posso dare maggiore garanzia.
Avete già l’opinione di qualche istituto di credito su questo?
Ci sono degli studi importanti che stanno avanzando. Ad esempio, UBI Banca, Banca Etica, l’ex Banca Prossima, anche a livello europeo, oramai, questo problema della finanza si sta cercando di scardinarlo. Manca però l’imposizione normativa, manca la norme che dice che quando tu giudichi questo ente del Terzo settore dal punto di vista bancario, non devi limitarti alla sua accezione economica, perché lui produce anche valore sociale.
Quello che sta succedendo deve renderci coraggiosi, perché altrimenti torniamo alle stesse problematiche di prima. I mutui deteriorati che si riferiscono agli enti di Terzo settore valgono un decimo di quelli che si riferiscono a tutti gli altri, il deterioramento è assolutamente ininfluente, sono dati oggettivi della Banca d’Italia. Vuol dire che se una banca presta i soldi a un ente del Terzo settore, rischia un decimo di quello che rischia le altre volte. Eppure, si fa comunque più fatica ad averli.
È quello che ha detto Yunus, il banchiere dei poveri, premio Nobel. Lui diceva: quando do 25 dollari a una donna per fare la propria economia in un paese povero, quei 25 dollari mi tornano indietro al 100%, non c’è deterioramento. Se li do a un ricco, rischio di perderli.
Se un ente no profit volesse aderire alle vostre proposte, potrebbe farlo?
Certo, anzi, in questo caso, il termine “lobby positiva” è assolutamente auspicabile.
Tra i firmatari, c’è Stefano Granata, di Confcooperative, c’è Stefano Tabò del centro Servizi per il Volontariato, ci sono enti religiosi e il Vescovo di Reggio Emilia, ma anche una singola cooperativa, se vuole aderire, certamente lo può fare rilanciando il tema.
Che tempistica pensa che possa avere l’iter delle vostre proposte? Vi siete dati un cronogramma?
Noi abbiamo mandato la proposta attraverso Enea agli uffici competenti e ai politici con cui Enea ha rapporti. Speriamo che venga inserita in questo pacchetto di misure di agevolazione, proprio perché riguarda due aspetti molto importanti: la riduzione della povertà energetica attraverso il miglioramento ambientale, sono due obiettivi legati ai 17 goals della sostenibilità. Crediamo che occorra lavorare tanto sul clima che sulle persone, soprattutto le più fragili, che sono il nostro mondo di lavoro. Speriamo e lavoriamo affinché queste misure vengano approvate, adesso, con questi provvedimenti legati all’emergenza e all’uscita dall’emergenza.
In prospettiva
L’iniziativa comune Enea-Fratello Sole si inserisce in un dibattito sempre più attuale in materia di riqualificazione energetica ed apre un ulteriore scenario, rivolgendo l’attenzione alle fasce più fragili della popolazione.
Tra l’altro, in questo periodo in cui siamo ancora coinvolti dall’emergenza COVID-19, è interessante che le proposte sulla povertà energetica contengano risvolti interessanti anche sul piano della ricostruzione necessaria del nostro Paese sul versante economico.
La filiera della riqualificazione energetica degli immobili è infatti molto ampia e, come più volte raccontato qui sul mio blog, il rapporto con il valore degli immobili da compravendere o locare è sempre stretto, come ad esempio puoi leggere qui.
Il mondo creditizio, evocato nelle proposte di Enea e Fratello Sole, da diverso tempo ha avviato un percorso verso la sostenibilità, in particolare con il progetto dei mutui verdi.
A livello locale, segnalo poi l’istituzione delle comunità energetiche da parte della Regione Lazio.
Ci sono quindi segnali sempre crescenti di attenzione verso la riqualificazione degli immobili in senso energetico e il mio auspicio è che i vari settori, le varie proposte, i vari interventi convergano sempre di più in un messaggio unitario forte, affinchè il recepimento a livello politico sia più rapido e duraturo.
Non ne conosciamo ancora i dettagli, ma sappiamo già che al nostro Paese serve un piano di ricostruzione, da vari punti di vista, e credo che intorno alla riqualificazione energetica si possa costituire un perno solido e denso di futuro.
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