Uno studio di Bankitalia esplora lo stato dell’efficienza energetica delle abitazioni italiane e le prospettive della riqualificazione.
Lo studio di Bankitalia sull’efficienza energetica delle case
Nell’ambito delle Questioni di Economia e Finanza, la serie dedicata agli studi e alla documentazione della Banca d’Italia, è stato di recente pubblicato “Il miglioramento dell’efficienza energetica delle abitazioni in Italia: lo stato dell’arte e alcune considerazioni per gli interventi pubblici”, a cura di Guido de Blasio et al.
Questo studio di Bankitalia analizza lo stato dell’efficientamento energetico delle case italiane, alla luce della recente approvazione della Direttiva UE sulle case green.
Le famiglie
La nuova Direttiva, si legge nel documento di Bankitalia, potrebbe impattare in maniera significativa sul patrimonio immobiliare italiano, composto da 36 milioni di abitazioni (su circa 77 milioni di unità immobiliari in totale).
Riguardo ai 36 milioni di case, facendo riferimento ad elaborazioni sulle Indagini delle famiglie del 2022 di fonte Istat, emerge che:
- il 73% delle famiglie vive in abitazioni di proprietà,
- il 17% è in affitto (dato che arriva a circa il 40% per le famiglie appartenenti al primo decile della distribuzione della spesa equivalente),
- il rimanente 10% vive in usufrutto o in case occupate a titolo gratuito.
I proprietari delle case in cui vivono le famiglie in affitto (4,6 milioni) sono:
- per il 78% persone fisiche;
- per il 15% enti pubblici di edilizia residenziale pubblica.
Circa il 60% delle famiglie appartenenti al quinto più povero della distribuzione vive in alloggi di edilizia residenziale pubblica.
Lo studio parla, inoltre, del tema della povertà energetica. Alla fine del 2022 vi erano 2 milioni di famiglie in povertà energetica (circa il 7,7% del totale). Le famiglie in povertà energetica che vivono in affitto sono circa 600mila, circa un terzo del totale, equamente suddivise tra case di proprietà di persone fisiche o di enti per l’edilizia residenziale pubblica.
Le prestazioni energetiche delle abitazioni
Passando alla ricognizione sulle prestazioni energetiche delle abitazioni italiane, il lavoro pubblicato da Bankitalia fa emergere come, al di là dei dati ufficiali sulle classi energetiche,
una simulazione sull’intero patrimonio immobiliare italiano faccia rilevare uno scostamento, per quanto riguarda le abitazioni residenziali, particolarmente rilevante nella classe F e G, le meno efficienti.
Nel mese di gennaio 2024 gli Ape (Attestati di prestazione energetica) contenuti nel SIAPE (il Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica, curato da Enea) erano 5,3 milioni, di cui più della metà nelle classi energetiche F e G, mentre solo l’11% riguardano le quattro classi migliori (da A1 a A4).
La differenza rilevata da Bankitalia è pari ad oltre 26 punti percentuali, per un dato di circa 9 milioni di case inefficienti in più, rispetto a quanto contenuto nel Sistema dell’Enea (l’Attestato è previsto solo per le compravendite, le locazioni o le ristrutturazioni).
Ipotesi di intervento pubblico
A proposito di intervento pubblico, nel rapporto si parla del Superbonus, di cui viene evidenziata la criticità di fondo, vale a dire un rapporto costi-benefici non efficiente, a discapito, tra l’altro, delle finanze pubbliche.
A seguire, descrivo in sintesi gli aspetti importanti, descritti nello studio, riguardo ad una modulazione degli interventi a carico dello Stato:
- Puntare sulle famiglie bisognose e, a parità di condizioni familiari, sugli immobili meno efficienti (solo quelli occupati per la maggior parte del tempo). Per le abitazioni in locazione, tra le ipotesi, si parla anche di “subordinare la locazione al rispetto di standard minimi, come accade in altri paesi, sempre prevedendo agevolazioni fiscali all’efficientamento”. Su questo aspetto, francamente sono perplesso, in quanto il sistema della locazione privata già soffre abbastanza e, quindi, porre un paletto relativo all’efficienza energetica rischia di fornire ulteriori difficoltà al sistema. Per le abitazioni in edilizia residenziale pubblica viene suggerito che gli investimenti siano forniti del tutto o in buona parte da un fondo statale “che cofinanzi gli interventi di riqualificazione, incluse le spese di progettazione”.
- Sulle modalità di intervento, lo studio di Bankitalia suggerisce un mix di interventi, per cui, alle tipiche detrazioni e crediti d’imposta, potrebbero affiancarsi sussidi diretti e sostegni per l’accesso al credito.
- L’incentivo dovrebbe prevedere sempre una forma di compartecipazione al costo, da modulare in base al beneficio energetico atteso, al costo dell’intervento e alle caratteristiche del reddito e del patrimonio dei destinatari.
- Sulle risorse pubbliche, andrebbero identificate forme di finanziamento degli interventi caratterizzate da adeguatezza e certezza. Tali risorse potrebbero derivare, si legge nell’analisi della Banca d’Italia, da tagli ai sussidi ambientalmente dannosi.
- Bisogna assicurare un adeguato livello di stabilità e certezza dell’incentivo.
In prospettiva
Gli analisti di Via Nazionale offrono un quadro di partenza e di potenziale destinazione per la riqualificazione energetica delle case italiane.
Viene confermato lo scenario di base, offerto da un patrimonio abitativo perlopiù vetusto e inefficiente, oltre che la situazione di una parte delle famiglie, alle prese con difficoltà reddituali e patrimoniali.
Si tratta di numeri e dati considerevoli, e le scadenze e le regole dettate dalla nuova Direttiva UE, per quanto rimodulate fino all’ultima versione, stimolano alla necessità di agire presto e bene.
Va detto, comunque, che le differenze in merito alle classi energetiche sono già penalizzate (o premiate, a seconda dei punti di vista) dal mercato immobiliare, come testimoniato da un altro studio della Banca d’Italia, di cui parlo in un altro post.
Le ipotesi riguardanti la struttura dell’intervento pubblico sono, a mio avviso, abbastanza condivisibili, fatta eccezione (come spiegavo sopra) per eventuali paletti o divieti che potrebbero incidere sulla possibilità di mettere a reddito i propri immobili.
E’ bene che rimanga la possibilità di incentivare i cittadini, aiutando concretamente chi ne ha più bisogno.
Infine, sono pienamente d’accordo con la “stabilità e certezza” auspicate da Via Nazionale. Difatti, per progettare – al di là che si sia proprietari, locatari, famiglie, amministratori, cittadini, imprese edili – serve il potersi proiettare nel tempo, sapendo che lo Stato (pur con le sue difficoltà e i suoi limiti) c’è e ci sarà, dalla pianificazione alla realizzazione.
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