Nel rapporto Banca d’Italia-Istat sulla ricchezza dei settori istituzionali emergono dati interessanti sul valore della casa per le famiglie.
Banca d’Italia e Istat hanno pubblicato pochi giorni fa il rapporto annuale congiunto sulla ricchezza reale e finanziaria in Italia.
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Nel rapporto sono indicate le famiglie e questo settore, in base alla spiegazione di Banca d’Italia e Istat, comprende le famiglie consumatrici (individui o gruppi di individui nella loro qualità di consumatori) e le famiglie produttrici (imprese individuali, società semplici e di fatto, produttrici di beni e servizi non finanziari destinabili alla vendita, che impiegano fino a 5 addetti; unità produttrici di servizi ausiliari dell’intermediazione finanziaria senza addetti dipendenti). In generale, è allocata alle famiglie produttrici qualsiasi attività che le famiglie svolgono per il mercato, quindi anche l’attività di locazione di immobili, residenziali e non residenziali, di proprietà dei singoli individui. Nella pubblicazione le famiglie includono anche le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie.
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Secondo il rapporto Banca d’Italia-Istat, a fine 2020 la ricchezza netta delle famiglie italiane ammonta a 10.010 miliardi di euro, 8,7 volte il loro reddito disponibile, per una crescita dell’1% (circa 100 miliardi) a confronto del 2019.
Il valore leggermente sopra i diecimila miliardi è dato dalla somma delle attività reali (abitazioni, terreni, ecc.) e delle attività finanziarie (depositi, titoli, azioni, ecc.) al netto delle passività finanziarie (prestiti a breve termine, a medio e lungo termine, ecc.).
La casa, che ha costituito la principale forma di investimento delle famiglie, rappresenta quasi la metà della ricchezza lorda, per un valore di 5.163 miliardi di euro.
Le attività finanziarie hanno raggiunto 4.800 miliardi, in crescita rispetto all’anno precedente, soprattutto grazie all’aumento di depositi e riserve assicurative.
Il totale delle passività delle famiglie, pari a 967 miliardi, è rimasto pressoché stabile rispetto al 2019.
Nel confronto con alcune economie avanzate, la ricchezza netta delle famiglie italiane resta alta, in rapporto al reddito lordo disponibile, mentre risulta tra le più basse se rapportata alla popolazione.
Nella pubblicazione si evidenzia che il valore delle attività non finanziarie è in calo dal 2012, principalmente a causa della riduzione di quello degli immobili.
Difatti, la diminuzione del valore dello stock di attività non finanziarie di proprietà del settore famiglie (-0,5%) è dovuta soprattutto al calo segnato nel 2020 dal valore delle abitazioni (-0,3%) e degli immobili non residenziali (-2,1%).
Il peso della casa sul totale delle attività finanziarie delle famiglie è passato dal 46% al 54% tra il 2005 e il 2011.
In seguito, la tendenza alla discesa dei prezzi sul mercato immobiliare residenziale ha determinato una riduzione del valore medio delle abitazioni, con la conseguente contrazione del valore della ricchezza abitativa.
Nel 2020 la quota delle abitazioni sulla ricchezza lorda è stata pari al 47%, un valore solo leggermente superiore a quello osservato nel 2005.
Come sappiamo, il 2020 è stato un anno fortemente caratterizzato dall’emergenza pandemica, ma, come rilevato nei miei post dedicati al mercato immobiliare, compravendite e prezzi nel settore casa hanno ripreso a viaggiare in positivo già verso la seconda metà del 2020 stesso.
Per cui, credo che i dati forniti da Banca d’Italia e Istat vadano letti soprattutto per la conferma della casa come investimento delle famiglie (come detto sopra, quasi metà della ricchezza lorda) e per una maggiore tendenza al risparmio
La speranza (credo condivisa da tutti) è che quella del risparmio possa ridiventare presto una tendenza ad investire, man mano che l’emergenza sarà lasciata alle nostre spalle.
A proposito di casa, famiglie e immobiliare, ti segnalo il mio post relativo alle statistiche sul Catasto per il 2020.
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