L’Apsa, l’ente che amministra il patrimonio del Vaticano, ha pubblicato alcuni giorni fa il Bilancio relativo al 2022.
Così come annunciato dall’organo informativo del Vaticano, per il terzo anno consecutivo l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa) ha pubblicato il Bilancio, tracciando dati, numeri e risultati, stavolta dedicati al 2022.
L’ambizione, secondo l’arcivescovo presidente dell’Apsa, Nunzio Galantino, è di “fare chiarezza in un ambito, quello dell’amministrazione e della gestione, che vive di competenze, di lealtà e di trasparenza”.
Il presidente dell’Apsa Galantino, inoltre, ha sottolineato come la gestione complessiva stia tuttora facendo i conti con gli effetti della pandemia e con le incertezze dovute ai conflitti in corso.
La gestione immobiliare nel Bilancio Apsa
Il capitolo del Bilancio Apsa dedicato al risultato operativo della gestione immobiliare parla di un surplus di 52,2 milioni di euro, suddivisi tra Apsa, società partecipate e altri oneri. Si tratta di +31,4 milioni rispetto al 2021.
Il dato positivo è dovuto a:
- ricavi (per 20,3 milioni di euro) a seguito del rilascio del fondo imposte sugli utili eventualmente distribuiti dalla Società Partecipata Svizzera (per accordi con il Governo Svizzero);
- maggiori ricavi per affitti (circa 6 milioni);
- circa 7 milioni di costi diminuiti per le manutenzioni, contabilizzati applicando le nuove VFMP (Vatican Financial Management Policy) sugli immobili.
In territorio negativo, i quasi 2 milioni di euro dovuti ai maggiori costi delle utenze luce e gas.
Gli immobili gestiti in Italia
Sono 4.072 le unità immobiliari gestite in Italia, di cui 2.734 di Apsa, mentre le altre appartengono ad altri enti. Il dato complessivo è leggermente superiore a quanto dichiarato nel Bilancio 2020 (4.051 immobili).
Per inciso, sono invece circa 1.200 le unità immobiliari gestite all’estero (Londra, Parigi, Ginevra e Losanna) ed in Italia dalle società partecipate.
Il 92% delle superfici degli immobili in Italia è in provincia di Roma, il 2% sta nelle province di Viterbo, Rieti e Frosinone, il restante 6% invece si trova al di fuori del Lazio.
Per quanto riguarda Roma, la maggiore concentrazione riguarda le zone immediatamente adiacenti la Città del Vaticano: il 64% delle superfici si trova nei rioni centrali, il 19% nei quartieri limitrofi ed il 17% nei quartieri periferici.
La tipologia di portafoglio
Gli immobili vaticani in Italia sono per poco più della metà ad uso residenziale, 560 ad uso commerciale, 1.042 sono le pertinenze, 390 quelli a redditività ridotta.
Nella tipologia di portafoglio sono compresi (per quantità di immobili):
- poco più di tre quarti degli immobili in Italia sono gestiti a libero mercato (immobili affittati a canone di mercato o immobili sfitti che saranno locati),
- quasi un terzo a canone agevolato (immobili locati a dipendenti e/o pensionati della Curia Romana a condizioni economiche agevolate),
- quasi un quarto a canone nullo (immobili assegnati in regime di gratuità a Dicasteri, Alti Prelati, Ordini religiosi, portierati o altre tipologie quali cabine elettriche, occupazioni abusive, lastrici solari).

Osservando il regime reddituale dal punto di vista delle estensioni, i valori si ribaltano, dato che gli immobili gestiti a canone nullo hanno una superficie superiore al milione di metri quadri, seguiti da quelli a libero mercato (276mila mq.) e da quelli a canone agevolato (184mila mq.).

Le imposte
Per quanto riguarda le imposte derivanti dalla gestione e dal possesso degli immobili in Italia, dal Bilancio risulta che l’Apsa, per l’anno d’imposta 2022, ha versato 6,05 milioni di euro per l’Imu e 2,91 milioni per l’Ires. Di questi, per la sola Apsa sono stati versati 4,65 milioni per Imu e 2,01 milioni per Ires.
Progetti di sviluppo
Il Bilancio 2022 dell’Apsa contiene anche riferimenti ai progetti di sviluppo. Si tratta di iniziative volte alla maggior conoscenza, gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare del Vaticano.
Tra questi, c’è il progetto Sfitti a rendere, per diminuire il numero degli immobili sfitti. Questo progetto è consistito nella ristrutturazione di 79 unità immobiliari in cattivo stato manutentivo e per essi è già stata avviata la fase di commercializzazione. E’ in corso la realizzazione del secondo lotto denominato Maxilotti2, riguardante 61 unità. Nello scorso mese di gennaio è terminata la fase di progettazione, con l’obiettivo di accelerare i lavori di ristrutturazione e procedere con la commercializzazione entro il 2023.
In prospettiva
Da quanto descritto sopra, emerge una chiara volontà di far emergere il più possibile il valore del patrimonio immobiliare del Vaticano. E direi che si tratta sia di un dovere verso il pubblico, quanto del desiderio di consapevolezza di quanto posseduto, al fine di gestirlo al meglio possibile.
C’è poi, chiaramente, la necessità – per l’Apsa in particolare e per il Vaticano in generale – di fronteggiare le emergenze, locali e mondiali, che sono assolutamente in comune con le altre tipiche dimensioni del mercato immobiliare, in Italia come all’estero, vale a dire gli accresciuti costi di gestione e manutenzione, le spinte inflattive, le incertezze che si incuneano nel mondo economico e finanziario.
In questo senso – visto il periodo particolarmente denso di criticità – ho aumentato la mia cura nel raccontare l’evoluzione del mercato immobiliare italiano, che puoi consultare nella categoria dedicata.
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