Nei giorni scorsi è partito il Trilogo che coinvolge le istituzioni UE nel confronto sulla Direttiva dedicata alle case green.
Il Trilogo
In seguito all’approvazione della Direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive), avvenuta al Parlamento Europeo il 14 marzo scorso, le istituzioni europee hanno avviato il Trilogo, vale a dire il negoziato a tre su questo passaggio legislativo.
Il Parlamento e il Consiglio UE, con la mediazione della Commissione Europea, il 6 giugno scorso hanno avviato il confronto che dovrà portare ad un testo rinnovato, che dovrà poi essere approvato di nuovo dal Parlamento Europeo e quindi recepito dai singoli Stati.
La Direttiva sulle case green
La Direttiva EPBD in questione è uno dei tasselli concreti con cui l’Unione Europea intende affrontare il cambiamento climatico, con l’abbattimento delle emissioni di gas serra da parte degli edifici, che ne sono artefici per il 36%.
L’EPBD rientra nell’ambito dell’iniziativa denominata Fit for 55 che, tra l’altro, “stabilisce l’impegno vincolante dell’Unione per una riduzione interna netta delle emissioni di gas a effetto serra (emissioni al netto degli assorbimenti) di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030”.
Nella Direttiva EPBD sono contenute, tra l’altro, le regole per arrivare all’obiettivo delle case green in Europa, in base alla seguente suddivisione:
- Edifici pubblici e non residenziali:
- Classe energetica E entro il 2027;
- Classe energetica D entro il 2030;
- Edifici residenziali:
- Classe energetica E entro il 2030;
- Classe energetica D entro il 2033.
La Direttiva contiene, nel dettaglio, i percorsi con cui arrivare agli obiettivi indicati, con specifiche indicazioni dedicate anche alle nuove costruzioni, alla definizione delle classi energetiche, alla disciplina degli attestati di prestazione energetica, e così via.
Pertanto, non sono solo le scadenze, ma, ad esempio, anche le definizioni degli edifici energivori da riqualificare saranno oggetto di discussione e negoziati, stante l’obiettivo di creare regole comuni per tutta l’UE.
Le perplessità
Se consideriamo il patrimonio immobiliare italiano, mediamente vetusto, la Direttiva sulle case green pone il nostro Paese nella condizione di dover riqualificare un numero molto elevato di edifici.
Stando a quanto affermato dall’Ance (Associazione nazionale dei costruttori edili) in un’audizione alla Camera dei Deputati nel febbraio scorso, “gli obiettivi posti dalla bozza di direttiva, infatti, coinvolgeranno, fino al 2033, circa 2 milioni di edifici, un numero che, secondo le stime dell’Ance, si traduce in circa 200.000 interventi su singoli edifici (di cui 180.000 privati), per un costo che può aggirarsi tra i 40 e i 60 miliardi di euro ogni anno”.
Ci sono poi le perplessità del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il quale, quando la Direttiva è stata approvata a marzo, aveva tra l’altro affermato che “gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese”.
Le dinamiche a cui dare attenzione
La Direttiva EPBD sulle case green approvata a marzo non contiene sanzioni o norme per il divieto di commercializzazione degli immobili più energivori. Le preoccupazioni per il nostro Paese sono relative soprattutto alle tempistiche e ai costi, guardando alle condizioni attuali del patrimonio immobiliare.
Oltre che tempi e denari necessari per le riqualificazioni, sarà (in parte già lo è) il mercato a condizionare sempre più i valori immobiliari, a seconda della classe energetica di quello che si vorrà compravendere o locare.
Ad ogni modo, la tempistica del Trilogo nell’ambito delle istituzioni UE non è ad oggi definibile, e c’è poi da considerare che le stesse istituzioni vivranno cambiamenti importanti nei prossimi mesi, dato che in estate cambierà la Presidenza del Consiglio dell’UE (dalla Svezia alla Spagna) e tra un anno si terranno le elezioni europee.
Cosa dicono gli APE
Stando ai dati dell’Enea pubblicati sul Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica (SIAPE), alla data di ieri risultano presenti, a livello nazionale, 4.673.386 Attestati di Prestazione Energetica (APE).
Poco più di 4 milioni di questi APE caricati nel sistema (l’86,8%) riguardano immobili residenziali, la principale motivazione (57%) risulta essere il passaggio di proprietà.
Se osserviamo nel dettaglio (v. grafico seguente) la suddivisione per classi energetiche del totale degli Attestati caricati in SIAPE, possiamo osservare che le classi G ed F ammontano a quasi il 54% del totale, mentre le quattro classi A non raggiungono il 9%.
In prospettiva
In questo dedalo che comprende tempi, risorse e trattative, ci sono al momento, per l’Italia, due certezze: la vetustà di buona parte del patrimonio immobiliare e la necessità di rinnovarlo, per renderlo sempre meno produttore di gas serra.
Dallo scorso mese di aprile il Governo ha avviato un processo di revisione dei bonus edilizi, per cui bisognerà capire, man mano che la Direttiva EPBD andrà a concretizzarsi, quali saranno le risorse effettivamente disponibili per riqualificare i nostri edifici, a partire proprio da quelli attualmente in classe G.
Avrò cura, come sempre, di raccontare qui sul mio blog l’evoluzione del percorso verso le case green.
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